La Dieta a Zona nella prestazione sportiva, e
in particolar modo per il podista. Alcuni podisti pensano visto
e considerato che con la propria attività sportiva svolta
consumano qualche kcal in più rispetto ai sedentari e ad altre
attività aerobiche, possono permettersi di “alimentarsi in
maniera abbondante e non equilibrata”. Nelle gare che frequento,
anche nelle Maratone, sono pochi i podisti che sono veramente il
“linea” , poi è da considerare che magrezza non è sinonimo di
“salute”. Per gli atleti il nemico numero uno non sarà solo il
carboidrato raffinato, ma anche e soprattutto il grasso
“saturo”, poiché riduce la sensibilità del recettore per
l’insulina a livello del muscolo scheletrico. Quindi per i
podisti si potrà aumentare un po’ la quota di carboidrati
, portandola a 50% delle calorie totali, ma sempre
utilizzando carboidrati a basso indice glicemico. Questa è la
prima modifica da attuare per i podisti che si avvicinano alla
Dieta a Zona. Seconda modifica, visto e considerato il
metabolismo attivo dopo un allenamento o dopo una gara breve
(10km) o lunga che sia (42km), nella prima mezz’ora dopo lo
sforzo si potranno assumere cibi o meglio bevande contenenti
zuccheri semplici. Tutti questi zuccheri entreranno soprattutto
nei muscoli, che dopo la corsa, saranno depauperati del
glicogeno. Quest’aspetto, insieme all’alta sensibilità
insulinica, permette ai podisti e non solo, di mangiare dopo la
corsa o attività fisica in genere, anche carboidrati ad alto
indice glicemico. Ecco perché si consiglia ai podisti l’utilizzo
di maltodestrine e fruttosio ,o di barrette ad alto contenuto di
carboidrati da consumarsi durante e dopo lo sforzo di lunga
durata. Inoltre acquisisce valore il recupero delle proteine in
polvere derivate dal latte, che consumate nelle giuste dosi,
integrata con la giusta assunzione dei carboidrati, permette
all’atleta di mantenere basso il livello dei grassi. Un aspetto
che non bisogna sottovalutare è che l’attività fisica viene
recepita dall’organismo come fattore di stress “positivo” nella
giusta misura, mentre se aumentiamo la “dose sopportabile “ dal
nostro organismo si rischia di accusare gli effetti
collaterali dello sport: cortisolo, radicali liberi,
traumi mio-tendinei. Non sono altro che sintomi di
sbilanciamento di un ormone, il cortisolo (ormone dello stress),
insieme ai radicali liberi. In maniera esemplificativa possiamo
vedere come lo stress generato da una corsa di lunga durata, o
attività intensa, produca una serie di eventi scatenanti una
cascata ormonale:
-
Aumento
della produzione di corticosteroidi (cortisolo e aldosterone);
-
Aumento
della produzione delle catecolamine (adrenalina e
noradrenalina);
-
Elevata
produzione di radicali liberi.
Per farvi capire com’è importante alimentarsi in maniera
equilibrata, e allenandosi rispettando le proprie potenzialità
evidenzio gli effetti del cortisolo che subentra soprattutto sul
metabolismo dei carboidrati. Gli effetti prodotti da una
eccessiva produzione di cortisolo sono:
-
Sul
metabolismo glucidico (zuccheri) :
-
Viene
stimolata la degradazione del glicogeno con la
liberazione di zuccheri semplici in circolo;
-
Viene
favorita la sintesi di zuccheri a partire dagli
aminoacidi;
-
Si
produce un effetto iperglicemizzante, con
iperinsulinemia reattiva;
-
Distruzione delle proteine soprattutto muscolari, nota
come “autocannibalizzazione”.
-
Sul
metabolismo dei lipidi:
-
Favorisce la sintesi del tessuto adiposo;
-
Favorisce la sintesi di tessuto adiposo indirettamente
attraverso il rialzo insulinemico.
Questi sono alcuni dei danni che l’eccessiva produzione di
cortisolo porta al nostro organismo, e tale aumento può essere
rappresentato da numerose cause, quali:
-
Alimentazione inadeguata;
-
Superallenamento;
-
Recupero
insufficiente;
-
Riposo
insufficiente;
-
Allenamenti in concomitanza di malessere psicofisico;
-
Attività
extrasportive troppo stressanti
-
Sonno
insufficiente.
Per verificare se il nostro organismo sta producendo troppo
corticosteroidi (cortisolo) e poco testosterone (ormone
maschile), è importante valutare alcuni sintomi, quali:
-
Aumento
della vulnerabilità alle malattie da raffreddore;
-
Aumento
pressione sanguigna;
-
Aumento
pulsazioni del cuore al mattino;
-
Aumento
del periodo di recupero;
-
Riduzione
del peso corporeo , ma in particolar modo della massa magra
(cannibalismo);
-
Riduzione
della forza e della performance in generale;
-
Disturbi
di sonno;
-
Diminuzione dell’appetito;
-
Riduzione
entusiasmo e desiderio per andare a correre;
-
Stanchezza cronica;
-
Ansia e
irritabilità.
Per contrastare questi sintomi e quindi la produzione di
cortisolo, possiamo attuare delle metodiche naturali, senza
ricorrere a farmaci o integratori, come?
-
Migliorare l’alimentazione, anche in termini di scelta di
cibi più facilmente digeribili, oltre che più naturali
possibili;
-
Aumentare
il recupero postallenamento;
-
Aumentare
la durata e migliorare la qualità del sonno;
-
Alleggerire periodicamente il carico di allenamento;
-
Praticare
tecniche di recupero attivo come massaggio rilassamento e
idroterapia;
-
Praticare
tecniche meditative e di rilassamento;
-
Dare
molta importanza ad attività posturali e di riassetto del
proprio equilibrio corporeo.
Al podista , e non solo, per contrastare sia la produzione
del cortisolo, e sia la produzione dei radicali liberi, potrebbe
servire una integrazione mirata ed equilibrata . Il concetto di
integrazione finalizzato al miglioramento globale della salute
umana è stato introdotto dal dottor Linus Pauling (premio Nobel
per la chimica 1954 e per la pace 1963) fondatore della medicina
ortomolecolare. Nel suo libro, Come vivere più a lungo e
sentirsi meglio , Pauling evidenzia un decalogo di una vita
longeva:
-
Prendere
quotidianamente vitamina C e vitamine E;
-
Assumere
ogni giorno integratori minerali che forniscano
all’organismo calcio, magnesio, manganese, e zinco;
-
Mantenere
l’assunzione di zuccheri (saccarosio, zucchero grezzo ecc)
entro 24kg l’anno;
-
Non
aggiungere zucchero nel tè o al caffè;
-
Non
mangiare cibi troppo ricchi di zucchero;
-
Non bere
bevande alcoliche dolcificate;
-
Mangiate
ciò che vi piace ma mai troppo di ogni cibo;
-
Mangiate
frutta e verdura;
-
Bevete
molta acqua ogni giorno;
-
Siate
attivi e fate del movimento;
-
Non
fumate;
-
Evitate
ogni forma di stress, fate possibilmente un lavoro che vi
piaccia;
-
Cercate
di essere felici in famiglia.
Secondo la Dott.ssa Sarah Polli, che ha collaborato con
Fabrizio Duranti per la stesura del suo libro “Supersalute con
la Zona”, scrivendo il capitolo “L’integrazione fisiologica per
lo sportivo”, uno che pratichi sport regolarmente dovrebbe
assumere al mattino a digiuno e due ore dopo la cena: 200mg di
magnesio, ½ g di vitamina C, 1g di glutammina (aminoacido
aumenta la resistenza alle infezioni, e fa recuperare prima), 2g
di polvere alcalinizzante. Comunque per quanto concerne
l’integrazione sportiva ne parleremo in una newsletter
specifica. Quello che posso evidenziare in base alla mia
esperienza sulla Dieta a Zona, e che Barry Sears consigliava per
una integrazione mirata a sfruttare al meglio gli effetti della
Dieta da lui proposta, l’assunzione di Vitamina C, Vitamina E, e
Omega3 RX (acidi grassi a catena lunga DHA / EPA).
In conclusione, dopo 3 newsletter dedicate alla Dieta a
Zona, possiamo affermare che essa è “un sistema
alimentare che si promette, mediante la scelta oculata e mirata
degli alimenti a basso indice glicemico , di far ottenere le
massime performance fisiche, aumentare l’efficienza mentale,
prevenire le malattie, rallentare l’invecchiamento, perdere il
grasso corporeo in eccesso, tenere sotto controllo l’insulina”.
Per chi
corre, riuscire a controllare gli eccessi di Insulina in
circolo, mangiando in maniera equilibrata e regolare, gli
permette di allenarsi in maniera continua, infortunandosi di
meno, e percependo una energia costante per tutta la giornata,
cosa non da sottovalutare per chi come noi runners che ci
svegliamo alle 5.00/5.30 di mattina per andare a correre prima
di recarci al lavoro. Un esempio di giornata tipo in “Zona” può
essere la seguente: |