Yoga per il
runner, provare per credere! Lo yoga conferisce controllo mentale: nella
performance atletica, la differenza la fa il mentale, non il corpo
Vittoria inaspettata alla 100km “100ELODE” sulle prealpi
vicentine nel 2011
Yoga for Runners, provare per credere
Lo yoga è equilibrio,
forza, flessibilità, respiro, concentrazione, meditazione e
altro ancora. In effetti, la flessibilità da sola è
pericolosa, in quanto senza forza, si può incorrere in
numerosi infortuni
Andrea Toso - 08 Luglio 2020
“Quando corro mi rendo conto di non sapere respirare bene;
dovrei venire a yoga per imparare a respirare, ma… sono
troppo rigido…”
Lo yoga non è solo flessibilità, è consapevolezza.
YOGA è una parola sanscrita antichissima che significa
UNIONE, sia come disciplina, tecnica psico-fisica graduale,
sia come stato finale di equilibrio tra gli opposti, tra
mente e corpo, tra alto e basso, tra movimento e staticità,
tra energia e rilassamento e anche tra forza e flessibilità.
Chiamalo Mindfulness, Zona, Flow: per tutti i cultori del
movimento questa è la meta, la posizione nell’occhio del
ciclone. Quindi lo yoga è equilibrio, forza, flessibilità,
respiro, concentrazione, meditazione e altro ancora. In
effetti, la flessibilità da sola è pericolosa, in quanto
senza forza, si può incorrere in numerosi infortuni, alle
ginocchia, per esempio, quando i muscoli delle cosce e delle
gambe non sono abbastanza forti per tenere l’articolazione
composta. Quindi, con la pratica dello yoga, coltiviamo
tanti aspetti della pratica, che vanno dal corpo alla mente
e ritorno, in un tutto indossolubilmente unito. Può essere
vero che alcuni sono più forti, altri forse più flessibili
per natura – ma l’obiettivo finale è quello di essere ben
equilibrati, o centrati e di averne la consapevolezza “in
ogni cellula”, come spesso dice il mio maestro BKS Iyengar:
“lo yoga è quando tutte le cellule danzano insieme il ritmo
dell’anima”.
Ecco perché lo yoga non è stretching: perché non è solo
stirare i muscoli, ma allineare le ossa, aprire gli spazi
interni sempre più in profondità, per fare circolare
l’energia (il Prana) dappertutto e senza ostacoli. A dire il
vero questo intenso lavoro è solo il 3° di otto rami dello
yoga classico, quello descritto circa 2000 anni fa da tale
Patanjali, nei 184 aforismi (o Sutra), per cui a
flessibilità è un dettaglio effimero in confronto al grande
schema programmatico descritto da Patanjali: le posizioni,
gli Asana, vengono dopo i precetti morali (Yama e Niyama,
primi fra tutti la non-violenza); segue il Pranayama (il
controllo e distribuzione dell’energia mediante il respiro),
che fa da porta d’ingresso per il settore meditativo
scandito in: Prathyara o ritrazione dei sensi; Dharana o
concentrazione su un punto; Dhyana meditazione senza punti;
Samadhi o meditazione pura.
Lo yoga prepara il corpo per farlo respirare
perfettamente e naturalmente.
Il respiro è un atto autonomo, automatico, che tuttavia è
collegato al corpo e alle emozioni in un tutto organico. Con
lo yoga predisponiamo il corpo a respirare profondamente
senza intralci o blocchi. Inoltre, se è vero che il respiro
è legato agli stati emotivi, lo yoga allena, mediante la
consapevolezza sul respiro, a modulare gli stati emotivi
stessi. Per questo lo yoga è una pratica preventiva e anche
terapeutica.
Lo Yoga è per tutti.
Concentrandoci sul nostro respiro, abbandoniamo il nostro
ego che ci blocca in discorsi e paragoni e così calmiamo e
liberiamo la mente e, molto probabilmente, ci scopriamo
anche più flessibili. Lo yoga allena la “resilienza”, ossia
la pazienza nel tempo, ottenendo tanti progressivi benefici,
con il minimo dispendio di energia stressante e tuttavia con
tanto sudore. Cosa può volere di più un runner per il
proprio cross-training?
Lo yoga fa amare il corpo e previene gli infortuni.
Dopo una prima fase da principianti, chi corre si trasforma
in una macchina da guerra, in cui il corpo è solo un pezzo
di un ingranaggio che si pretende funzioni sempre alla
perfezione e questa illusione porta inevitabilmente, anche
negli atleti più esperti, al sovrallenamento, una vera e
propria patologia che implica infortuni a catena, stanchezza
prolungata e sindrome da “burnout”. Coltivando la
consapevolezza, lo yoga “salva la schiena e la vita”.
(parole del maratoneta Tito Tiberti, www.titotiberti.it),
sia con il lavoro sul corpo, ma ancor prima con quei
precetti morali che danno l’impostazione generale, la
cornice “sovrana” (Raja) per qualsiasi pratica fisica
(Hatha):
1. Ahimsa, non-violenza: significa trattare il corpo come un
amico caro, piuttosto che qualcosa da conquistare. Questo si
può salvare da un sacco di infortuni inutili.
2. Satya, accontentarsi .ogni giorno è diverso. . A volte
abbiamo a che fare con un infortunio o siamo più stanchi del
giorno prima. “Rest is training” è una scoperta recente
nella corsa, ed è ancora difficile da assimilare.
3. Asteya, non rubare Noi tutti conosciamo l’ego, quello che
ti porta a ignorare gli avvisi in favore di un’immagine
perfetta, o di un allenamento perfetto, da tabella. Questo è
prendere qualcosa che non appartiene necessariamente a noi
stessi(cioè rubare).
4. Aparigraha=non attaccamento, ai frutti delle nostre
azioni, significa non pretendere un risultato immediato:
allenamento e pratica saranno sempre appaganti se non sono
finalizzate ad un risultato immediato, ma per un
arricchimento personale progressivo.
Lo yoga e la corsa sono “meditazione in azione”.
Yoga e corsa sono entrambi lavoro di introspezione che
partendo dal corpo instaurano un dialogo continuo tra mente
e corpo. Lo yoga può essere di grande aiuto per prepararsi
positivamente a quel dialogo e a sopportare meglio lo sforzo
nella corsa, allenando a concentrarsi sul respiro e
sull’ascolto, evitando di essere trascinati nella paura o
nella fuga. “Yoga citta vrti nirodha”: “lo yoga è la
cessazione delle fluttuazioni della mente”, significa che la
mente riesce a stare nel presente e non viene portata via
dal flusso caotico e incostante dei pensieri.
Qualunque atleta può migliorare, con una pratica continua
dello yoga.
Tanti runner che dopo la prima lezione di yoga,
inaspettatamente sudati, mi chiedono dove sono le docce. Lo
yoga potenzia tutti i distretti muscolari mentre allunga i
loro antagonisti e senza aiuto di macchine e forze esterne.
-migliora l’equilibrio e la coordinazione. Kilian Jornet usa
lo slackline, il funambolismo, per ripristinare la
centratura; nello yoga il settore delle posizioni in piedi,
le posizioni del Guerriero e poi le posizioni capovolte sono
fondamentali per il gesto atletico che dovrà poi ripetersi
migliaia di volte in rapida sequenza.
– migliora la flessibilità: creando spazio nelle
articolazioni, lo yoga salva la schiena, le ginocchia, le
anche da tanti infortuni tipici della corsa.
– ma soprattutto, lo yoga conferisce controllo mentale:
nella performance atletica, la differenza la fa il mentale,
non il corpo. Lo yoga allena a tornare allo stato meditativo
in una progressione di situazioni stressanti. Il problema è
che una posizione immobile in rilassamento totale è “la
posizione più difficile di tutte” anche a detta dello stesso
Iyengar e occorre una pratica guidata e costante per
allenare tutto il corpo (compreso il cervello) a rilasciarsi
completamente. In questo modo lo yoga diventa una “cassetta
degli attrezzi” a cui attingere prima, durante e dopo la
corsa.
Cerchi la differenza per la prossima gara? Corri a yoga,
prima che lo faccia il tuo rivale .